Bari G iovani, innovazione, bioenergia. Girano intorno a questi fattori le speranze per il settore agricolo pugliese, al secondo posto in Italia per numero di aziende agricole. Sono 352.510, per lo più individuali (350.295). «Se le politiche nazionali e regionali sapranno cogliere questo momento, l’agricoltura potrà tornare a essere settore trainante dell’economia ». E il momento suggerisce di puntare sulle green farm, aziende 2.0, multifunzionali. Quella del presidente dei Giovani Cia della Puglia, Vincenzo Netti, 34 anni, è stata la protagonista qualche settimana fa della VII Conferenza economica della Cia, a Lecce. Dimostra che l’agricoltura non è roba da vecchi e che applicare le moderne tecnologie a un settore tradizionale per definizione conviene. L’azienda di Netti a Putignano ha un ciclo energetico chiuso, ed è autosufficiente: accanto alle distese di ortaggi, ulivi e ciliegi, ci sono pannelli fotovoltaici sui tetti e microeolico, oltre a colture oleose per il biocarburante. Un’attività che combatte la crisi e consente a Netti di avere un osservatorio privilegiato. «Fino a qualche anno fa ostacoli culturali impedivano ai più giovani di avvicinarsi all’agricoltura – spiega – oggi, invece, la crisi ha reso quello dei campi un lavoro seducente ». Le attività agricole, con 2.355.992.000 euro di Produzione lorda vendibile (dati Coldiretti del dicembre 2012), concorre alla ricchezza regionale in valori assoluti per oltre il 7 per
cento del Pil della Puglia, ben oltre la media nazionale. Come ama ricordare con orgoglio il presidente Vendola, quest’anno sono stati 800 gli iscritti alla facoltà di Agraria dell’Università di Bari. Nuove forze da affiancare a un esercito di piccoli imprenditori che ancora consentono alla regione di mantenere il primato nella produzione, ad esempio, di uva da tavola (927.700 tonnellate, pari al 74,6% dell’intera produzione nazionale), olio (39,6%); pomodori (35%); carciofi (34,5%); mandorle (42,5%); frumento duro (24,5%); angurie (20,3%); vino (15,7%). La Puglia è anche entrata nella top ten dei territori mondiali del vino, dopo il riconoscimento di “top wine destination 2013” assegnato dalla rivista internazionale “Wine Enthusiast”. Luci che rischiarano un paesaggio ancora buio. «Molte aziende chiudono – dice il presidente di Confagricoltura Puglia, Umberto Bucci – ma altre, tante, accettano la sfida dei cambiamenti e riescono a mettere sul mercato prodotti di eccellenza. Nel 2012 i livelli occupazionali non sono calati e l’export è cresciuto in modo vistoso nell’ultimo periodo». Nel primo trimestre 2013, in Puglia, il valore delle esportazioni è stato di 108,8 milioni di euro, +19,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima. «Dati che testimoniano come l’agricoltura pugliese sia potenzialmente in grado di reggere la crisi». «Forte capacità di tenuta e solidità strutturale», così l’assessore regionale all’Agricoltura, Fabrizio Nardoni, descrive il settore annunciando «politiche pubbliche attente a garantire reddito e futuro», attraverso «semplificazione e sburocratizzazione delle procedure; politiche che nel periodo 2014-2020 si incentreranno sul ricambio generazionale, sulla aggregazione tra produttori, sulla competitività delle imprese». In troppi, infatti, non riescono a trovare margini di redditività. «Per 10-15 anni il settore agricolo è stato dimenticato ». Amare le considerazioni del presidente di Cia Puglia, Antonio Barile: «La speculazione ci uccide. Il ricatto dei prezzi esteri strozza i produttori locali e azzera la qualità. Ben vengano le aziende multifunzionali, per diversificare, ma ricordiamoci che gli agriturismo in Puglia sono 360, in Toscana credo qualche migliaio». Sono sempre di più in Puglia le aziende agricole che impiegano parte del terreno per coltivazioni oleose utili a ottenere biocarburante per le macchine agricole