Dal Fare al Dire. Educazione per l’era solare
03 – 05 ottobre 2014
Come promesso l’anno scorso, siamo tornati a Dobbiaco per partecipare al Convegno.
È già la seconda volta che torno a casa, alla mia vita quotidiana, con un bagaglio culturale in più.
Avere la possibilità di ascoltare e confrontarsi con persone, professori, scrittori, filosofi e tecnici della materia è ogni volta un’esperienza impagabile.
In più la location fa da cornice perfetta a tutte le tematiche affrontate: un posto incantato.
L’argomento di quest’anno è stato incentrato su cosa si deve imparare e cosa si deve insegnare per una civilizzazione post-fossile.
Non mi dilungo qui a descrivere tutti gli interventi, ma mi soffermo solo su quelli che sono rimasti più impressi in me.
Otto Herz
Sicuramente l’intervento più stimolante di tutti i Colloqui, il Prof. Herz ha presentato la sua relazione “Imparare sostenibile – per una buona vita”.
Herz sostiene che nonostante stiano crescendo i danni al nostro benessere, si può riuscire a tutelare gli ecosistemi e garantire un futuro migliore stringendo un’alleanza mondiale.
La riflessione si sposta sulle domande:
Cosa ci può aiutare a fare in modo che i nostri bambini possano vivere in un mondo che abbia futuro?
Cosa si può fare affinché le generazioni future abbiano una prospettiva?
I bambini hanno dei diritti innati. Non sono formati, il nostro compito è completarli.
La scuola è la forma più grande socializzata di organizzazione della società, è la forma più diffusa di apprendimento. Non c’è nessun’altra istituzione che abbia più effetti nell’azione delle persone. È lo strumento fondamentale di formazione della società.
Herz propone di costituire la carta di Dobbiaco e dà i suoi spunti di riflessione:
IMPARARE VIVENDO
- Ciascuna persona ha delle capacità (o competenze).
- Si può imparare ovunque.
- Insieme ad altri s’impara meglio che da soli. I gruppi devono produrre risultati.
- La varietà è più stimolante dell’omogeneità. Nelle scuole c’è la tendenza ad omogenizzare, invece serve la varietà.
- Facendo, si impara di più. Si impara ad essere responsabili agendo e non perché ci viene imposto da qualcuno.
- Il senso di responsabilità edifica e fra imparare meglio.
- La fiducia agevola la comprensione.
- Le emozioni aiutano a capire.
- Gli errori sono amici da amare, non nemici da temere.
- Più ci si esercita, migliori si diventa.
- I meriti vanno riconosciuti e lodati.
- La strada giusta si trova camminando, non stando fermi.
- Viaggiare fa crescere.
- Girare a vuoto è il modo migliore per conoscere meglio i luoghi.
- È la vita a porre i quesiti cui dobbiamo rispondere.
Gli obiettivi d’apprendimento per una vita sostenibile:
- Sete di conoscenza e fame di comprensione. L’importante è stabilire obiettivi di apprendimento. Per una vita sostenibile è più importante voler sapere che sapere.
- Gioia di scoprire e voglia di sperimentare.
- Intuizione e umiltà.
- Voglia di lungimiranza, coraggio e disponibilità a rischiare.
- Spirito imprenditoriale e autonomia.
- Capacità di intromettersi e di favorire la comprensione.
- Sensibilità attenta e senso di responsabilità.
- Coraggio e impegno civile. Il coraggio civile è la più impostante delle virtù. Le persone che non aprono mai bocca non sono quelle che fanno la storia. La storia ha bisogno di persone che si schierano, quelle che mostrano coraggio, è da loro che dipende la civiltà.
La proposta pratica del professore è quella di inserire nelle scuole come materia di studio: il futuro.
Un modo per riflettere sul mondo che vorremmo per noi nel futuro, e cosa è possibile fare.
L’era solare è l’era del mondo consapevole. Chi è avanti rispetto al proprio tempo è respinto dai più, e deve essere pronto a subire avversione da parte di quelli che cercheranno in tutti i modi di farti abbandonare la tua rivoluzione, ma se riesci a superare queste fasi, potrai essere in grado di rovesciare e stravolgere il periodo storico.
Andeas Weber
Un altro interessante intervento è stato quello poetico dello scrittore e filosofo Andreas Weber.
Lui sostiene che i bambini debbano essere lasciati liberi di imparare dal mondo e dalle loro esperienze. Non siamo noi a dover insegnare loro come capire il mondo, ma siamo noi a dover osservare i bambini per imparare a vivere. L’atteggiamento da assumere nell’insegnamento è quello di non intervenire, non progettare ma dare più spazio al gioco e alla libertà di crescere e scoprire.
Nel nostro ambiente urbanizzato, i bambini perdono il contatto con la natura, e quindi la possibilità di sviluppare il proprio potenziale psichico, fisico e mentale in modo tale da potersi realizzare nella vita. Si riduce cosi la capacità di formare le proprie emozioni di sviluppare i legami, la fantasia, la creatività e la gioia di vivere. I bambini amano la natura e ne hanno bisogno per crescere. Ciò che conta non è apprendere o imparare o fare ma semplicemente essere.
Gli essere viventi sono da considerare processi di libertà e l’evoluzione della vita come una storia nella quale si verificano gradi di libertà sempre maggiori. Una tale visione richiede una diversa prospettiva sulla vita, sulla vitalità.
L’obiettivo dovrebbe essere il continuo sforzo di creare e mantenere un’identità. Una volta stabilita l’identità, esiste un interesse intrinseco di ricerca di coerenza, di continuità di esistere, di rigenerazione e crescita.
Weber sottolinea l’importanza di far giocare i bambini all’aria aperta, incontrollati e liberi, perché considera giocare all’aperto e senza la presenza dell’occhio adulto un’esperienza essenziale per l’evoluzione dei bambini. La cosa più importante per Weber è che i bambini imparino ad amare questo mondo. Questo però non funziona con la pedagogia e ancor di meno attraverso l’insegnamento di fatti, non funziona attraverso l’educazione. Gli insegnanti dovrebbero andar fuori con gli allievi per dargli lo spazio e la possibilità di scoprire desideri, di fare l’esperienza di questi desideri e anche della loro soddisfazione.
Penso che tutti i discorsi dei relatori incentrati sulla formazione dei bambini e dei ragazzi possano essere proiettati alla formazione della società. Iniziando da una buona base di formazione del comportamento da bambini, per arrivare all’educazione degli adulti.
Imparare nell’azione e nella resistenza contro la distruzione ambientale è un’educazione alla responsabilità sovversiva. Imparare in un contatto diretto con la natura, con la sua vita e le sue atmosfere è un’educazione dei sensi, l’unica soluzione per il raggiungimento del nostro benessere.
Scopo è cambiare le nostre menti, le nostre priorità, per tentare di riservarci un futuro, non migliore, ma “un futuro”.