Il movimento della DECRESCITA mette al centro della sua analisi la critica alla nozione di SVILUPPO.
Sono messe in discussione le nozioni di crescita, povertà, bisogno.
Sarebbe opportuno costruire una società alternativa alla società del mercato. Rimettere in questione il concetto di sviluppo.
Bisogna rinunciare alla folle corsa verso la produzione e il consumo ma volere una società in cui i valori economici non siano più centrali. L’economia deve essere il MEZZO per la vita umana e non il FINE ultimo.
Ciò è necessario per evitare la distruzione definitiva delle condizioni di vita sulla terra, ma anche per fare uscire l’umanità dalla miseria psichica e morale.
Si tratta di mettere al centro della vita umana altri SIGNIFICATI diversi dall’espansione della produzione e del consumo.
Rifiutiamo la complicità e la collaborazione con l’impresa distruttiva dello sviluppo fine a se stesso.
Non si tratta di rimettere in discussione l’accumulazione capitalistica, piuttosto, si tratta di aggiungere un risvolto sociale e una componente ecologica alla crescita economica. Una RIDEFINIZIONE dello sviluppo che riguarda la cultura, la natura e la giustizia sociale.
Il buon sviluppo significa buona crescita, ovvero lo sviluppo sociale, lo sviluppo umano, lo sviluppo locale e lo sviluppo durevole.
La decrescita dovrebbe essere organizzata non soltanto per preservare l’ambiente, ma anche per ripristinare il minimo di GIUSTIZIA SOCIALE, senza la quale il pianeta è condannato all’esplosione.
Sopravvivenza sociale e sopravvivenza biologica sembrano dunque strettamente legate. I limiti del patrimonio naturale non pongono soltanto un problema di EQUA DISTRIBUZIONE tra le diverse generazioni nel condividere le disponibilità, ma anche un problema di GIUSTA RIPARTIZIONE tra gli esseri viventi.
La felicità si realizza nel soddisfare un numero ragionevolmente limitato di bisogni.
L’evoluzione e la CRESCITA LENTA delle società antiche si integravano in una riproduzione allargata sempre adatta ai vincoli naturali e ai tempi di riassestamento biologico. La soluzione sta nella sobrietà del consumo dei beni materiali.
Le 6 R
Rivalutare: significa rivedere i valori in cui crediamo e in base ai quali organizziamo la nostra vita, nonché cambiare i valori che devono essere cambiati.
Ristrutturare: significa adattare la produzione e i rapporti sociali in funzione del cambiamento dei valori.
Ridistribuire: s’intende la ridistribuzione delle ricchezze e dell’accesso del patrimonio naturale.
Ridurre: vuol dire diminuire l’impatto sulla biosfera dei nostri modi di produrre e di consumare.
Riutilizzare: Per fare ciò bisogna riutilizzare gli oggetti e i beni d’uso invece di gettarli e sicuramente riciclare i rifiuti che produciamo.
Dobbiamo aspirare al miglioramento della qualità della vita e non ad una crescita illimitata del PIL…